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di: stefanoiovino

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La Bulimia Nervosa,  per quanto sia un disturbo conosciuto da secoli, è balzato agli onori della cronaca a partire dagli anni ’70 ed è stato descritto per la prima volta negli studi sulla “bulimaressia”, condotti tra gli studenti dei college americani.

Come per l’Anoressia Nervosa, l’età di esordio del disturbo è compresa tra i 12 e i 25 anni, però il picco di maggior frequenza è a 17-18 anni.

Come capire se si è affetti da Bulimia Nervosa?

I sintomi tipici di una persona affetta da un disturbo bulimico sono i seguenti:

  1. Presenza di abbuffate ricorrenti che si definiscono tali sulla base di due caratteristiche che devono essere entrambe presenti: il consumo di una grande quantità di cibo e la sensazione di perdita di controllo sull’atto del mangiare. L’abbuffata deve inoltre verificarsi in un periodo di tempo abbastanza lungo;
  2. Comportamenti di compenso;
  3. Affinchè sia diagnosticata la bulimia nervosa, le abbuffate e le condotte compensatorie devono verificarsi almeno due volte la settimana per tre mesi;
  4. Preoccupazione estrema per il peso e per le forme corporee;
  5. Il disturbo non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di anoressia nervosa.

La Bulimia Nervosa viene suddivisa in due sottotipi:

  1. Con condotte di eliminazione;
  2. Senza condotte di eliminazione.

Nel primo caso la persona pratica regolarmente il vomito autoindotto o usa lassativi o diuretici o enteroclismi; nel secondo i comportamenti di compenso sono il digiuno o l’esercizio fisico eccessivo.

Su un piano individuale, le pazienti bulimiche raccontano spontaneamente di sentirsi spesso depresse e vuote.
Su un piano sociale, la loro vita è spesso caratterizzata da incontri superficiali, che cambiano continuamente o da un isolamento totale; in questo secondo caso passano il loro tempo a casa pulendo, cucinando e mangiando in modo coattivo.
I problemi principali per cui cercano aiuto sono costituiti dalle abbuffate alle quali non riescono a resistere e spesso anche dai concomitanti sentimenti di depressione. Le bulimiche hanno, di solito, al pari delle anoressiche, una grande fragilità emotiva, ma a differenza di queste, sono persone che hanno grandi difficoltà a dominare le proprie reazioni. La tentata soluzione prevalente, infatti, in questo caso, non è l’astinenza, bensì il tentativo di controllare il proprio desiderio di consumare, con il risultato che quanto più si sforzano di non mangiare e di limitarsi, tanto più cadono nel paradosso di incrementare il desiderio di abbuffarsi. All’inizio, la compulsione irrefrenabile a divorare che caratterizza la bulimia si regge sul semplice fatto che mangiare è di per sé molto piacevole. Gradatamente però, queste persone scoprono che il cibo può rappresentare un rifugio all’interno del quale nascondersi per non affrontare altre difficoltà vissute come insormontabili. Le bulimiche, temendo di non riuscire a dominare le proprie reazioni, imparano ad essere sregolate con il cibo come una sorta di adattamento funzionale ad una realtà per loro ingestibile.

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