di: stefanoiovino
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La stretta interconnessione che intercorre tra dieta e Disturbi del Comportamento Alimentare è qualcosa di molto noto tanto ai professionisti del settore quant o alle persone che hanno sviluppato sintomi o disturbi appartenenti al novero dei DCA.
Per una discreta parte dei casi che giungono all’osservazione clinica, l’esordio di un Disturbo Alimentare ha inizio con una dieta.
L’insoddisfazione per la propria immagine corporea unita ad un’ipotesi soddisfacente delle previsioni di una dieta, spinge la persona ad “avventurarsi” – spesso senza l’ausilio di un professionista del settore – in percorsi dietetici che promettono miracolose in tempi brevi. Quest’atto immaginativo di iperinvestimento nella dieta non tiene sotto controllo: emozioni, stati d ‘animo, periodo di vita, livello di stress, condizione fisica e neurochimica etc.
Si innesca così un circolo vizioso nel quale stabilire causa ed effetto diventa una missione particolarmente ardua.
Se da un lato il corpo cercherà di contrastare gli effetti derivati da un calo ponderale molto forte nella fase iniziale riadeguando il proprio dispendio energetico, probabilmente calerà il livello motivazionale che risulterà non adeguato rispetto ai risultati sperati. Va da sè il tentativo di “personalizzazione”, spesso di natura restrittiva , finalizzato all’ottenimento dell’immagine corporea tanto agognata.
Si entra, quindi, in un approccio “emotivo” all’alimentazione nel quale il cibo viene investito di caratteristiche simboliche diverse da quelle dovrebbero avere: nel cibo iniziano a confluire ambizioni, speranze, desideri ed una serie di vissuti emotivi nel tentativo di far migrare nel corpo e nella sua immagine aspetti psicologici di grande importanza e profondità.
Cosa fare in questi casi è la domanda che ci viene sposta più spesso da persone che entrano in questo circolo vizioso così come da familiari, parenti ed amici.
La cosa fondamentale, a nostro avviso, è la tempestività dell’intervento laddove possibile.
Chiedere aiuto a professionisti rappresenta la soluzione più adeguata e ovvia, al netto di stigmi sociali ed autoimposti che una problematica del genere può comportare. L’intervento tempestivo riduce le possibilità di cronicizzazione di un disturbo e prevede la presa in carico in toto della persona (soprattutto se ci si rivolge ad equipe multidisciplinari) e del sistema familiare al fine di isolare le variabili scatenanti e di mantenimento poste alla base dell ‘insorgenza di un Disturbo Alimentare.
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