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di: stefanoiovino

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I Disturbi alimentari rappresentano nei paesi occidentali industrializzati una vera e propria emergenza sanitaria. Nonostante esiste ancora oggi in Italia una forte resistenza culturale ad applicare modelli terapeutici di approccio integrato, medico-nutrizionale e psicoterapeutico.

E’ stata segnalata una rapido susseguirsi di cambiamenti negli anni, nella sequenza delle varie forme di DCA: alle forme restrittive di Anoressia Nervosa, che hanno caratterizzato gli anni ’60, si sono succedute negli anni ’70 le forme di Bulimia Nervosa e, più recentemente, il DAI – Disturbo da Alimentazione Incontrollata. Per comprendere questo fenomeno è importante ricordare come il DAI sia considerato una sindrome legata alla cultura, come dimostra la sua assenza nei paesi più poveri dell’Asia, dell’Africa, dell’America Latina e la rapida comparsa tra gli immigrati di nazioni più povere (ad esempio i paesi dell’Est Europeo) in nazioni più ricche, a causa del rapido processo di occidentalizzazione.

La riflessione clinica sui DCA, ed in particolare sull’Anoressia Nervosa, ha attraversato una serie di fasi in cui di volta in volta si è puntato l’accento su un possibile fattore unico, causale, della sindrome. Il nucleo patogenetico che caratterizza i DCA (bassa autostima, depressione, sofferenza causata dalla mancata corrispondenza tra peso reale e peso ideale) è infatti determinato da un complesso insieme di fattori socioculturali, individuali e familiari, che costituiscono i fattori predisponenti, precipitanti e di mantenimento dei DCA.

La combinazione di fattori predisponenti e precipitanti sembra essere una formula necessaria per la manifestazione del disturbo:

  • Predisposizione genetica;
  • Genere femminile ed età;
  • Familiarità per sovrappeso ed obesità;
  • Obesità infantile;
  • Storie di ripetute diete ed oscillazioni ponderali;
  • Alcune patologie croniche come diabete mellito, fibrosi cistica, malattia di Crohn, colite ulcerosa, patologie della tiroide;
  • Gravidanza ;
  • Tratti di personalità e problemi psicologici;
  • Caratteristiche familiari come invischiamento, scarsa definizione dei ruoli, incapacità di incoraggiare la separazione, la distinzione e l’autonomia;
  • Fattori socioculturali, come mito della magrezza e del fitness, competizione e manipolazione industriale degli alimenti.

Tra i fattori scatenanti ritroviamo:

  • Separazioni, perdite;
  • Malattie;
  • Alterazioni dell’omeostasi familiare;
  • Menarca vissuto come traumatico;
  • Esperienze sessuali;
  • Stress;
  • Particolari attività sportive in cui la prestazione è correlata al basso peso corporeo e/o alla non maturità sessuale (danza, ginnastica artistica, equitazione, ecc.);
  • Conclusione di una relazione affettiva;
  • Inserimento ed accettazione da parte del gruppo di pari.

 

In tale ottica risultano problematici alcuni momenti tradizionali di passaggio nella vita dei giovani come:

– L’inizio di un nuovo ciclo scolastico;

–  Il diploma o la tesi universitaria (spesso raggiunti sacrificando l’attività fisica e la vita di

relazione, con un conseguente incremento ponderale aggredito con diete drastiche nei mesi

successivi);

  • L’allontanamento dal nucleo familiare o dalla città di origine;

Di fronte a queste situazioni problematiche ed alle risultanti difficoltà psicologiche, la persona cerca una soluzione attraverso la manipolazione del proprio comportamento alimentare e, di conseguenza, del peso corporeo. E’ il controllo sull’alimentazione, e la verifica dei rapidi progressi ottenuti in termini di calo ponderale (attraverso la dieta o il vomito autoindotto, l’iperattività fisica o l’abuso di farmaci), a fornire un illusoria sensazione di avere ripreso il controllo della situazione. A ciò non è certo estraneo il rinforzo esterno fornito dai mass media e dagli amici che considerano “lo stare a dieta” e “l’essere magri”, una dimostrazione di forza di volontà ed autocontrollo.

Un’importante ricerca ha invece investigato i predittori precoci per lo sviluppo dei DCA nei bambini e nei giovani adolescenti, in un vasto studio di popolazione della durata di 22 anni (Moorhead et al., 2003). Le donne affette da DCA hanno avuto, rispetto alle donne sane, un maggiore numero di gravi problemi di salute prima dell’età di 5 anni, problemi di ansia e depressione (riferiti dalle madri) all’età di 9 anni e numerosi problemi comportamentali all’età di 15. Nelle loro famiglie inoltre, erano presenti, prima che queste donne con DCA raggiungessero i 15 anni, un maggiore numero di storie di depressione, problemi alimentari e dissesti economici familiari.

Un altro recente studio ha analizzato i principali fattori cui persone affette da AN, attribuiscono le ragioni del loro disturbo così come le ragioni della loro guarigione. L’indagine ha evidenziato come questi soggetti percepiscano principalmente fattori esterni (famiglie disfunzionali, commenti inappropriati, lutti, attese elevate da parte dei genitori, abuso sessuale, ecc.), oltre che personali (perfezionismo, restrizione dietetica, riduzione del tono dell’umore, stress, ecc.). I risultati tuttavia sottostimano l’importanza dei fattori interpersonali nella guarigione come relazioni supportive con un partner o con amici, l’uscire di casa, aiuto alla famiglia, il lavoro, ed a questi dovrebbe essere dedicata maggiore attenzione nella terapia.

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