di: stefanoiovino
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L’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme corporee è considerata la psicopatologia specifica dell’Anoressia nervosa e della Bulimia nervosa.
Le persone con disturbi dell’alimentazione, infatti, idealizzano la magrezza e la perdita di peso ed hanno comportamenti quasi del tutto finalizzati ad evitare anche il minimo incremento ponderale: credono, infatti, che il peso e le forme corporee siano di estrema importanza per giudicare il proprio valore e che entrambi debbano essere mantenuti sempre sotto strettissimo controllo. La preoccupazione per il peso e le forme corporee, anche se nelle prime fasi dell’anoressia e della bulimia può non essere molto accentuata, con il passare del tempo diventa la caratteristica peculiare di questi disturbi; al cuore del problema c’è una tendenza a giudicare il valore di sé principalmente o esclusivamente in base a quello che dicono la bilancia o lo specchio. Per queste persone la magrezza è più importante della scuola, degli amici, della famiglia, della religione e di qualsiasi altro valore; la perdita di peso viene considerata come una straordinaria conquista e un segno di ferrea autodisciplina, mentre l’incremento ponderale viene percepito come un’inaccettabile perdita delle capacità di controllo. Sebbene alcune persone si rendano conto della propria magrezza, è tipico delle ragazze affette da anoressia nervosa negare le gravi conseguenze sul piano della salute fisica del proprio stato di emaciazione.
Quasi tutte si vergognano del loro corpo e di quello che gli altri possano pensare del loro aspetto; molte non si lasciano osservare e loro stesse evitano di guardarsi; non vanno in piscina, non indossano vestiti succinti (R. Delle Grave, 2007)
Per le persone affette da un Disordine Alimentare tutto è corpo, tutto passa attraverso il corpo.
La sofferenza che si manifesta per mezzo del corpo è immediata e si accompagna ad una totale incapacità di risalire alle cause psichiche. Ciò rappresenta per l’anoressica lo strumento per raggiungere la perfezione, la bellezza, che corrisponde all’essere magre. Magrezza della quale l’anoressica va fiera e che serve ad attrarre ed a conquistare l’altro, pur rimanendo qualità di un corpo non fruito, defraudato dalla sessualità. L’essere magre ha infatti più di una valenza: permette una bellezza desessualizzata e quindi non volgare; inoltre cancella quegli elementi che possono attrarre eroticamente, come i fianchi ed il seno; infine, l’apparire dell’amenorrea annulla definitivamente la potenzialità riproduttiva del corpo, quasi azzerandone la femminilità.
Nell’anoressica il disturbo dell’immagine corporea nel senso del sentirsi grassa è tanto evidente ed ovvio da assumere in alcuni casi proporzioni deliranti. Sono frequenti la negazione della propria magrezza e la determinazione a volere dimagrire ulteriormente. La paziente può arrivare ad escludere dati di realtà, come l’immagine riflessa dallo specchio, la sottigliezza delle gambe e delle braccia, l’ago della bilancia (Bara, 1996).
La bulimia, invece, rappresenta l’altra faccia della medaglia, il lato in ombra dell’anoressia. La valutazione di se è indebitamente influenzata dalle forme e dal peso corporeo. Le bulimiche vivono con la paura morbosa di ingrassare con grande preoccupazione per il peso e le forme del corpo.
Discorso diverso, per certi versi diametralmente opposto, per le persone che soffrono di Obesità psicogena: il corpo grasso rappresenta la concretizzazione del proprio fallimento, qualcosa di cui vergognarsi, da utilizzare per allontanare l’altro, la rinuncia alla lotta perché non si è all’altezza.
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