Categories: Articoli

di: stefanoiovino

Condividi su:

Il ruolo del trauma nella genesi dei DCA

Secondo la  definizione dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità, 2002), il trauma è il risultato mentale di un evento o di una serie di eventi improvvisi ed esterni, in grado di rendere l’individuo temporaneamente inerme e di disgregare le sue strategie di difesa e di adattamento.

Le esperienze traumatiche riguardano un complesso di vissuti emotivi particolarmente dolorosi e pertanto non mentalizzabili, che possono avere esiti psicopatologici sullo sviluppo della personalità del soggetto.

Spesso, si osservano in persone con Disturbi del Comportamento Alimentare una serie di eventi stressanti, tali da costituire un vissuto traumatico, che hanno un peso rilevante nell’ instaurarsi del disturbo stesso.

 

Vediamone i tipi fondamentali:

  • Abuso sessuale: quest’area include tutte quelle situazioni nelle quali bambini e adolescenti vengono coinvolti, con varie modalità, in attività sessuali.
  • Maltrattamento fisico: area nella quale si prendono in considerazione incuria e abusi fisici perpetrati ai danni di un minore da parte di chi ne ha la custodia.
  • Lutto e malattie: è l’area comprendente i lutti, le malattie e gli incidenti significativi, vissuti direttamente dal bambino o da figure per lui di riferimento.
  • Abbandoni e separazioni: in quest’area si possono inserire le situazioni in cui viene a mancare, in modo definitivo o parziale, una delle figure di accudimento.
  • Maltrattamenti psicologici: in quest’area vengono inclusi gli abusi emozionali, nonché gli atteggiamenti di freddezza o ostilità da parte delle figure dell’attaccamento.

Si può pertanto affermare che, nonostante la capacità umana di sopravvivere ed adattarsi, gli eventi e le esperienze definiti come traumatici possono alterare l’equilibrio psicologico, biologico e sociale dell’individuo poiché sono in grado di scardinare i meccanismi che permettono di interpretare la realtà e gli schemi di interazione con la realtà stessa.

Nell’ evento traumatico, è importante sottolineare anche il ruolo della vittimizzazione, che può includere, per esempio, l’avere assistito a episodi di violenza domestica, l’essere stati vittima di qualunque tipo di aggressione fisica (perpetrata al di fuori del contesto familiare), l’aver subito atti di bullismo (sia fisico che verbale) da parte del gruppo dei pari o da familiari coetanei.

Ecco che il corpo inizia ad essere iperinvestito di simbolismi e diventa lo scenario ideale sul quale concentrare tutti i propri dolori. Il cibo, nel suo continuum tra abuso e privazione, ben si presta al ruolo di “anestetico” che diventa tanto più efficace quanto è grande il dolore (trauma!) da dover sopportare o, addirittura, tentare di rimuovere dalla coscienza.

Ti potrebbe interessare anche:

Disturbi Alimentari: ridurre il rischio nei bambini

Quando il cibo serve a compensare disagi affettivi

La storia della rappresentazione del corpo: Istituzioni, Media, Tecnologie